Mi danno del matto.
E mi piace.
Cigognola è un posto che si trova vicino a Broni, c'è un castello bellissimo, un belvedere meraviglioso da dove si vede tutta la pianura padana.
Da lì, quando il cielo è terso, si vedono anche la Madoninna e la Grigna.
Ma Cigognola non è solo un paese dell'oltrepò pavese. Per me è anche una salita di circa 3km e 200mt di dislivello.
L'ho usata per allenarmi per attraversare l'Europa in bici partendo da Biarritz e arrivando a Milano attraversando i Pirenei.
L'ho usata quando mi allenavo per percorrere la Atlantic Way in Irlanda.
La salita di Cigognola l'ho fatta di giorno, la mattina, la sera, nel weekend, dopo il lavoro, con la pioggia, col caldo, col freddissimo, in solitaria e in compagnia.
Quando carico gli allenamenti su Strava, gli amici mi scrivono di tutto quando vedono che ho fatto le ripetute a Cigognola.
C'è che mi dice che sono matto, ma lo fa un con uno pizzico di invidia.
C'è chi mi conosce e mi chiede di avvisare quando vado, per farmi compagnia e pedalare insieme.
C'è chi è più bravo di me, sa il motivo delle ripetute, e mi aiuta dandomi suggerimenti tecnici che sono molto utili per migliorare.
Nell'ultimo periodo ci sono andato più volte per allenarmi in salita.
La prima volta ho fatto 5 salite, poi 7 in compagnia e poi 10. Mi attendono nuove puntate nei prossimi giorni.
Mi danno del matto perchè ci vado nel post lavoro, quando molti sono a fare gli happy hour.
Mi danno del matto, perchè pedalo al buio mentre molti preferiscono allungare la giornata lavorativa per non tornare a casa.
Io non sono così.
Io so che voglio fare una cosa che richiede molto allenamento e che mi chiederà superare un profondo senso di fatica, noia e dolore fisico.
E' follia?
Forse.
Ma per me la vera follia sarebbe non provarci.
Quando eravamo piccoli ci facevano scrivere tante volte la stessa cosa in diverse righe. Dovevamo ripetere il gesto per imparare.
Quando giocavo a calcio ci facevano fare "muretto", ovvero fare passaggi contro una parte. Dovevamo imparare la tecnica.
All'università ripetevamo ciò che avevamo studiato, per interiorizzare meglio i concetti.
Ora, da adulto, ci si stupisce se uno fa la stessa cosa tante volte.
In realtà, spesso è necessario per imparare, per migliorare, per diventare migliori.
Ripetiamo tanto volte un concetto ad un figlio.
Affrontiamo gesti ripetitivi al lavoro.
Riceviamo messaggi continuativi dai partner.
Io quando scrivo, devo (ri)scrivere, ripetere, correggere, rifare.
Io pedalo, o corro. E faccio le ripetute per migliorare i tempi.
Quando nuoto faccio avanti indietro sulla stessa vasca, anche ripetendo il percorso 180 o 200 volte.
Ora tra le varie cose pedalo.
Salgo la salita di Cigognola. E poi la risalgo. E la risalgo ancora.
La conosco come le mie tasche.
Conosco lei, e imparo a conoscere meglio anche me.
Miglioro. Migliorerò. Lo spero.
E se riuscirò a raggiungere il traguardo che ho in testa, mi ricorderò di tutta la fatica fatta quando mi si dava del matto.
Mi danno del matto.
E mi piace.
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